giovedì 6 ottobre 2011

Anselm Kiefer e le nostre lamiere

4 Eventi del 2011 per conoscere Vico

4 Giugno, alla Biennale d'arte di Venezia, Anselm Kiefer, “IL sale della Terra”

8 Luglio, al P.A.C. di Milano, “ Materia prima, Russkoe Bednoe.”

29 Luglio, al MAXXI di Roma, “Verso est”, Wuang Shu.

24 Settembre, Arte Povera in Italia (Bologna, Roma, Napoli, Milano, Torino).

Anselm Kiefer: “Il sale della terra”.

Il sublime cantore della materia modificata dal “Tempo” è Anselm Kiefer.

Le sue opere narrano l'epopea tremenda e potente, sofferta e meravigliosa, delle trasmutazioni della materia in racconti umani.

IL sale della terra” è una fantastica opera nella quale occorre tuffarsi dentro per essere avvolti dalla materia mutata e per non essere più barbari verso la materia mutata dal “tempo”nel nostro Gargano.

Le grandi lastre metalliche che pendono dallo stenditoio, nei Magazzini del Sale a Venezia create per la 54ª Biennale d'arte, sono racconti umani che esistono anche da noi, nel nostro Centro storico.

Le lamiere metalliche poste sugli architravi delle porte sono esempi di un minimalismo funzionale, modificate dal tempo hanno assunto forme surreali. Quelle in basso sugli zoccoli delle porte, martoriate dalle intemperie si sono arricchite dei grafismi dati dalla corrosione.

Il crudo “verismo iconografico” di Kiefer è, oggi, il continuum del “verismo” ottocentesco dei Verga e degli Zola. Per vedere con gli occhi le scene di quei racconti letterari occorreva saper leggere.

Per vedere i racconti materici di Kiefer dovremmo avere le mani sporche di materiali impastati, tormentati, plasmati e negli occhi le centomila opere degli artisti astratto-materici del '900 che ci hanno permesso di vedere nuovi mondi. Soltanto allora, sentiremo vibrare quelle croste, dentro di noi.

Per vedere i racconti delle lamiere che sentiamo come nostre occorre fotografarle una per una, più volte, con diverse inquadrature, portale a casa e rivederle sullo schermo; sul computer si potranno ridisegnare le forme, evidenziare i particolari, focalizzare le esplosioni policrome delle stratificazione, perdersi nel pullulare dei frammenti subendone il fascino, cosa che la fugace visita sul posto non consente a lungo.

La nostra materia corrosa potrà diventare un fatto di alta cultura se comparata con le opere contemporanee cosa che nessun pastore, nessun manovale, nessun “colto”nostrano “incolto”, potrà apprezzare se non si avvia a studiare l'architettura contemporanea dei “cor-ten” e a sperimentare l'arte dei materiali.

Le foto dell'opera di Kiefer scattate da Michele Crosera ci fanno sentire il profumo della ruggine, quello acre dei sali e la monumentalità compositiva della narrazione. (video.corriere.it)(startbyle)... Monumentalità utilizzata da Kiefer in molti lavori. Davanti al gigantismo dei “Sette palazzi celesti” in permanenza nell'Hangar della Bicocca a Milano e in “Monumenta”, composta nel 2007 al Grand Palais di Parigi, ci sentiamo piccoli ma attratti da quelle imponenti rovine. Titanica, però, non è soltanto l'opera di Kiefer ma titanico è il “Tempo”che sfalda, frantuma e fa vedere. Le macerie, scrive Kiefer, rappresentano non solo la fine ma anche un inizio.... Le macerie sono come il fiorire di una pianta, il culmine radioso di un incessante metabolismo, l’inizio di una rinascita.....”

Il sale della terra non va vista, come un'opera che fa riferimento al luogo che la ospita, ma come “sapienza”, e conoscenza da acquisire per tutelare e progettare sapientemente nei nostri luoghi storici macerati dal “Tempo”.

 

Corten e ruggine storica

Ogni elemento di una Zona storica è considerato storico se ha più di cinquant'anni. L'età delle nostre lamiere la si vede dalla quantità di ruggine che le hanno modificate. Più ruggine, più rispetto, più tutela.

Da noi avviene il contrario più l'elemento è vecchio, più viene schifato e buttato nella discarica.

Il personalissimo giudizio estetico qui vale più dell'analisi storica. Questi pezzi di storia vanno lasciati là dove sono stati creati perché fanno parte della civiltà contadina di cui si sparla tanto, ma non si tutela nulla.

Il museo è il Centro storico con tutti i suoi elementi che vanno lasciati in vista per tutti.

(Gianni De Maso)

 

http://www.fondazionevedova.org/

http://www.artribune.com/2011/09/il-poeta-e-l’alchimista-vedova-vs-kiefer/

http://arte-2011.mylocalguide.org/uploads/big/11518/06.%20Anselm%20Kiefer,%20Das%20Salz%20der%20Erde,%20particolare,%202011.jpg

http://123artty.wordpress.com/2011/05/23/artist-anselm-kiefer/

http://www.equilibriarte.net/site/valmaj/blog/anselm-kiefer-magazzino-del-sale&fs=1

http://www.hangarbicocca.it/page/exhibition/516/period/permanent/id/493

http://www.biuso.eu/2009/06/19/il-cemento-la-luce/

http://trasalimentia.blogspot.com/2010/11/anselm-kiefer-i-sette-palazzi-celesti.html

http://www.grandpalais.fr/en/The-building/History/The-events-staged-in-the-Grand-Palais/Arts/p-597-lg1-Monumenta.htm

http://www.flickr.com/photos/stunned/754723319/in/photostream

http://picasaweb.google.com/lh/photo/5mzBvryu1y-PIwI45uwEYg

http://lookintomyowl.com/anselm-kiefer-sculpture-and-paintings.html

http://www.flickr.com/photos/oxfordshire_church_photos/galleries/72157623864619773/#photo_554000167

http://dianepernet.typepad.com/diane/2007/05/monumenta_2007_.html

http://www.museomadre.it/video.cfm?id=692&what=evento&back=30

http://www.vincentborrelli.com/cgi-bin/vbb/102191l

cor-ten, architettura e scultura

http://www.pushpullbar.com/forums/showthread.php?1922-Belgium-Mario-Garzaniti

http://static.panoramio.com/photos/original/25242944.jpg

http://www.vitruvio.ch/arcgallery/gallery.php?id=969&gchiave=/arc/contemporary/1946-2001_02/monolithe.php&info_media=F&indi=Generic+view+(Veduta+generica)

http://www.nussli.it/progetti/dettagli-del-progetto/news/expo02-svizzera-2002-1486/518.html

http://www.archiportale.com/progetti/stefano-cerruti/torino/parma-trentatr%E9_22742.html

http://europaconcorsi.com/projects/167096-Hackney-Marshes-Centre

http://www.panoramio.com/photo/2166258?source=wapi&referrer=kh.google.com

http://www.scultura-italiana.com/Galleria_estero/Serra%20Richard/imagepages/image21.html

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKzRVAwChkR85u0xgsWvhqJLKfmcti2I2N_M9iYtoeSdr4asV9eU-ydbMwq7wk-ZfpmgYz8dPWO5sJ7vAF47Obj56A-AxTJBKhyyODxRAMANoC_g9T4SD68BvFQD2PHcVd7rb2UVMGk4c/s1600/Padiglione+Italia.JPG

http://www.flickr.com/photos/52812390@N04/sets/72157627702483373/

 

 

 

 

mercoledì 20 luglio 2011

100 Astrattismi e la nostra città.

Vico del Gargano, Dicembre 2010

A cento anni dalla nascita dell'arte contemporanea, nel 1910, con il primo acquerello astratto di Kandinskij, l'Amministrazione Comunale celebra l'evento iniziando con una mostra d'arte da tenersi nella Sala Consiliare e in altri locali pubblici.

L'astrattismo è un evento culturale praticabile per le masse, essendo fatto di linee, di macchie, di geometrie minimali e di assemblaggi di materiali consente a tutti di fare arte, ai bambini e ai centenari del nostro paese, ai manovali, ai tecnici, ai professionisti, ai colti e ai cafoni.

L'azione estetizzante astratta è già presente nel nostro paese nelle sue espressioni della tradizione popolare, incolta ma unica e autenticamente vichese, realizzata con semplici ridipinture dai colori intensi e vibranti.


Proporre la lettura di questi "abbellimenti" e delle mutazioni operate dal tempo sul manufatto è prendere conoscenza del valore delle unicità che caratterizzano la nostra città garganica.

L'invito a partecipare è rivolto a tutti, con pitture, con fotografie e con assemblaggi di materiali anche se ridisegnati dal tempo.

La tradizione popolare, di colorare con tinte intense i portali in pietra delle porte e delle finestre, può continuare nell'architettura contemporanea. Ecco un esempio in Zossener Straße a Berlino.

Link alla galleria fotografica: 100 astrattismi.

sabato 4 giugno 2011

Onde bianche di pietre

Pavimentazioni per Vico, ONDE BIANCHE di pietre.

Onde bianche di pietre è un'esposizione che esalta la solarità della Puglia e le tradizioni costruttive delle pavimentazioni vichesi.

Solarità particolarissima quella del Gargano che diventa accecante sui costoni di roccia bianca a picco sul mare.

Onde e selceSolarità che ondeggia lungo le strade dove la roccia tagliata lascia vedere le sue stratificazioni, i suoi corrugamenti, le sue fratture, i suoi ritmi e il suo sereno inarcarsi disegnato dalle parabole verdi dei muschi e dalle righe della selce nera.

Valle D oro Km 4

 

Solarità surreale poiché riflessa dal basso nelle strade di campagna ricoperte da brecciame bianco e in alcune vie del paese lastricate con basoli calcarei irregolari, come si vede nelle vecchie fotografie di corso Re Umberto, a Vico.

Solarità che potrebbero apparire un inutile lirismo, mentre al contrario essa è un principio ineludibile, poiché va posta a fondamento nelle progettazioni architettoniche del Gargano. Se non si parte dalla luce del nostro territorio si progetteranno tenebre e fuori luogo.

Via Castello con i quadratini

Se non si parte dalle forme presenti nelle stratificazioni delle rocce( landform architecture ), con le loro infinite varianti grafiche si progetteranno quadrettature elementari, omologanti, prese dai cataloghi, comodissime nel progettare pavimentazioni con l'uso delle palette, di pattern e delle textures dei computer, ma estranee ai nostri paesi.

Con l'utilizzo dei basoli tagliati a squadro, prodotti in serie dalle segherie e posti in opera nelle nostre strade c'è l'avvilimento della creatività manuale delle nostre maestranze, c'è l'annullamento della rielaborazione della tradizione, della composizione libera, del gesto che traccia segni e nuove immagini.

Percosrsi facilitati via Del Conte

Il progetto di pavimentare corso Re Umberto con pietra lavica e sampietrini è terrificante e straniante poiché ignora la roccia che affiora nel paese e le diverse tipologie di pavimentazioni storiche esistenti nei vicoli poco distanti dal corso ove si stanno realizzando i lavori, con grave danno delle nostre identità. Il barbarismo architettonico in atto, è ossessivamente ripetitivo per il rigido schematismo dei sampietrini, che non fa parte del nostro vernacolo costruttivo, fatto invece da sequenze di riquadri imperfetti, scritti con le frasi sciolte degli “opus” incerti, ingentilite da brevi cadenze ritmiche, composte dalle antiche maestranze locali. Per noi camminare sui nostri “opus”, sui riflessi dorati dei basoli delle nostre cave, sulla candida roccia del Gargano, sulla luce abbagliante che viene dal basso, è rilettura continua del nostro passato e della nostra cultura materiale a cui non possiamo rinunciare. Chi ha il POTERE decisionale non continui ad ottenebrare la nostra città con la pietra lavica, nel secondo tratto di corso Re Umberto e in via Di Vagno, non ci condanni a camminare su lastricati tenebrosi, sul nero angosciante e sui cupi sampietrini.L' orditura funerea degli “archi contrastanti” non è della Puglia, non è del Gargano, non è vichese.

(Estate 2008. Gianni De Maso)

 

giovedì 28 aprile 2011

Il Patriarca scorticato

Rosta

Il Patriarca scorticato

Nell'estetica classica, la bellezza del corpo umano veniva espressa con la levigatezza delle superfici. E mi fa rabbrividire il pensare che per pervenire a tale  bellezza, nelle Accademie delle Belle Arti, venivano disegnati nudi di cadaveri “scorticati” della pelle per lasciare in vista le fasce muscolari.


La  bellezza attuata per il portone di palazzo Mastromatteo in Piazza S.Domenico mi ricorda quelle dissezioni: gli è stata scartavetrata la pelle raggrinzita acquisita col passare degli anni, gli sono stati messi in vista le fasce lignee rossastre delle venature. E questo perché si continua a vedere la bellezza nella levigatezza e nella lucentezza. Il legno lucido da "mobilio per interni" nella parte alta del portone e un grigio scuro nello zoccolo sono espressioni di estetiche sintetizzabili in due parole,”lusso e lutto”. Quelle dei nostri quartieri storici non erano né lussuose, né luttuose, né luccicanti.

 

Dittico ante prima e dopo

Il portone di Palazzo Mastromatteo col passare  degli anni, era diventato un patriarca imponente, un monumento da studiare, da esplorare, da storicizzare.

Chiuso nel suo aristocratico silenzio non parlava, ma si raccontava soltanto a coloro che si fermavano a contemplarlo e a documentare la sua bellezza e le sue ferite.

Col passare degli anni si screpolava al sole e al gelo.

In alto aveva conservato un po' del verde rigato da rughe sottili.

 

 

Solchi piantumati da chiodi   muschio in basso

In basso lo zoccolo ricoperto da una lastra di zinco, fissata con  quattromila chiodi col mutare delle stagioni si corrugava, creando sequenze di solchi piantumati da chiodi arrugginiti che disegnavano un nuovo territorio verticale, un unicum urbano, arcaico e contemporaneo, perché il muschio che rinverdiva d'inverno ai suoi piedi, ancorava quel Patriarca ai muschi della Foresta Umbra mentre il freddo tremendo gli sgretolava la pelle, la carne e le ossa. Piagati dal tempo, i suoi piedi corrosi, come ingressi di caverne tenebrose, mi facevano tenerezza; irrispettoso ho fotografato le sue piaghe, ma oggi posso mostrarle e lui riemerge, rivive.

Rattoppi in via S Giuseppe

 

Ferite r

Lo zinco lacerato, impreziosito da macchie di ruggine, si inarcava come  pelle fragile e instabile che chiedeva di essere riattaccata, come hanno fatto i nostri nonni con le cuciture metalliche fatte sulle porte ancora esistenti in via Arcaroli, in via San Giuseppe, in via Sbrasile, in via De Nittis.

 

Azioni e gesti che alcuni artisti hanno rivalutato, celebrandole nelle loro opere.

 

Tra coloro che hanno letto i nostri Patriarchi, che li hanno esaltati nelle loro opere, ci sono (E. Castellani) e tutti quegli artisti che hanno “parlato” con la materia corrosa dal tempo, che hanno usato tagli, lacerazioni, rattoppi, punteruoli come Prampolini, Fontana, Pomodoro, Leoncillo, Mario Merz, Burri, Mimmo Paladino e altri mille, che sono stati i miei maestri, che mi hanno consentito di vedere il fascino nel fatiscente storico.

 

Gerardo cuce Rattoppi in via Arcaroli


Crocifisso di Mimmo Paladino rNelle porte di bronzo di Mimmo Paladino, della nuova chiesa di S. Giovanni Rotondo (Fg), è stato riscritto ciò che è stato cancellato dalle nostre porte storiche; c'è il verde patinato dal tempo, rigato da segni, da abrasioni e anche la corrosione del legno ai piedi del Cristo.

Segni, crepe, rughe, corrosioni, lacerazioni e cuciture sono elementi delle arti contemporanee che gli artisti locali disdegnano e gli amministratori locali ignorano o trascurano.

Questi documenti storici vanno tutelati; andrebbero esaltati e divulgati con mostre e convegni, per fa si che i nostri luoghi acquistino valore, ma non se ne fa nulla.

 

Da noi invece è stato ed è più comodo distruggere che imparare a vedere i valori che l'azione del tempo aggiunge al documento storico. Coloro che hanno il potere forse non hanno tempo per leggersi i principi scritti nelle Carte del restauro, redatte dall'800 ad oggi e accennati nell'articolo 78 del nostro Regolamento edilizio dove sta scritto che ”le facciate con paramento a stucco eseguite prima degli ultimi cinquanta (50) anni dovranno essere conservate nelle loro caratteristiche, compreso i valori acquisiti col TEMPO, come la trasparenza e la patina”.

 

Per vedere i valori del tempo ci si deve umiliare a ridisegnare con scrupolo analitico il documento su cui si dovrà intervenire per scegliere la giusta estetica, impostata sul principio della CONSERVAZIONE, ma nessuno lo fa.

 

La lettura dei valori degli elementi storici è un'azione educativa rivolta ai proprietari e ai tecnici, che spetta agli Amministratori del nostro paese, ma da noi non è mai accaduto.

Si cancella, si abbellisce, si ammoderna. Quando Vico avrà perso i tratti che caratterizzano le diverse età dei quartieri e dei singoli elementi storici, diventerà scialbo e insignificante.

 

Ho implorato tecnici, proprietari e amministratori comunali affinché conservassero la vera pelle del Patriarca, anche ricoprendola momentaneamente con un pannello di legno, lucido, elegante lussuoso come va oggi di moda, però rimovibile se un domani si fosse cambiato il modo di vedere, ma la mia richiesta non è stata accolta.

 

Cos'altro dovevo fare per salvare questo documento storico? (Gianni De Maso)

 

Il Patriarca scorticato – un set di foto su Flickr

 

lunedì 25 aprile 2011

Ruinismo e vegetazione. Via Di Vagno, 46

Le prime immagini che illustrano la presenza della vegetazione ruderale sulle architetture abbandonate risalgono alla metà del 1400, quando artisti e architetti si recavano a Roma per studiare e disegnare i monumenti antichi.

In quel secolo, nell'assillante ricerca della dilatazione spaziale nel dipinto, le architetture in rovina si prestavano meglio di quelle integre ad esprimere la spazialità, poiché queste consentivano all'artista una ricomposizione più libera e più fantasiosa.

Nel '400 e nel '500 le vedute con rovine venivano utilizzate, spesso, come sfondi spaziali per i soggetti religiosi posti in primo piano. Nelle “natività” la capanna sgangherata diventava un pretesto per inserire la suggestione della rovina con vegetazione. Le natività del Baldovinetti (1460), di Rogier van der Weyden, di Botticelli (1475), di Francesco Di Giorgio (1475, 1485, 1488), di Durer(1506), mostrano questa impostazione.

Nei secoli successivi la suggestione della rovina catturò nuovi committenti, divenne il soggetto principale del dipinto e diede inizio al genere pittorico del “ruinismo”. Sono state, anche, la grandiosità di queste vedute e le estrosità dei “capricci” ad attrarre in Italia studiosi e colti europei, dando l'avvio alla moda del “Grand tour”, del “Voyage en Italie”, dell”Italienische Reise”.

In pittura G. P. Pannini, B. Bellotto, Canaletto, Piranesi, J. P. Hachert, Hubert Robert,W. Wittel sono i più noti ruinisti.

Nel “grand tour” contemporaneo migliaia di turisti sono ancora attratti dal fascino della rovina. Navigando con Google Earth tra milioni di foto scattate nelle diverse località, decine di migliaia ritraggono rovine, dai siti più noti come Stonehenge, o come le esili filigrane delle cattedrali gotiche protese verso il cielo a quelli meno noti di rocche sperdute su vette solitarie.

Il tema della vegetazione, della materia grezza e della rovina è vivo anche nell'architettura contemporanea. Le rovine artificiali per i supermercati Best (USA), del Gruppo S.I.T.E. nel 1975; il grattacielo lacerato di Jean Nouvel progettato nel 2004 per Nishi Shinjuku a Tokyo, la caduta nella piscina della facciata di un tempio greco nel parco delle arti di Budapest, il monumento dedicato ad Olof Palme poco distante dalla Kaiser Wilhelm Kirche a Berlino, il muro del portico della “SGAE”, a Santiago di Compostela costruito, nel 2007 con grandi blocchi informi di granito accatastati alla rinfusa, dall'architetto Antòn Garcìa-Abril mostrano l'attenzione verso la destrutturazione. Anche nell'ultimo progetto dell'arch. Luciano Pia(2010-2011), per il condominio in via Chiabrera 25 a Torino, l'intricante struttura degli alberi metallici cor-ten in apparente rovina si integra armoniosamente con la vegetazione dei duecento alberi naturali, inseriti nella costruzione.

Il rudere contrafforte di via Di Vagno attualmente è indecoroso, ma consolidato nella parte alta, mettendolo in sicurezza, restituendogli le rughe nere e la patina dei grigi, significa prima di tutto ridargli la sua giusta età. Facilitando la crescita della vegetazione, in basso nel giardino si otterrebbe una evidenziazione del sito ed una esaltazione dell'azione del tempo. Tutte le capitali europee e le grandi città hanno conservato rovine storiche. La rovina trattata con rispetto rappresenta un valore primigenio e fantastico dello spazio-tempo anche per i nostri quartieri storici. (Gianni De Maso)

Galleria fotografica del ruinismo e vegetazione

Siti consigliati da consultare: www.edilcantiere.it/luciano-pia-2 www.e-architect.co.uk/spain/sgae_headquarters.htm, Ensamble Studio www.vg-hortus.it/ Antón García-Abril, Sede della SGAE, di MicheleCostanzo www.architetturadipietra.it/wp/?p=715 Antòn Garcìa-Abril, SGAE Central Office, Santiago de Compostela, di Davide Turrini, 29 maggio 2007 http://archiviostorico.corriere.it/1999/marzo/19/ pag.33 articolo di Sergio Romano SETTECENTO-fascino-delle-rovine-co-o-9903192976.shtml Google Earth, Italia, Vico del Gargano, FG, via Giuseppe Di Vagno 44.

 

Rovine Fantastiche

http://www.panoramio.com/photo/35625913 UK North Ayrshire, Kilwinning Abbey

www.panoramio.com/photo/38788741 UK, Warwickshire, Kenilwort Castle

www.panoramio.com/photo/8840411

www.panoramio.com/photo/30583 San Galgano, Chiusdino, SI, Italia

www.panoramio.com/photo/22467853 Uk, Northumberland, Warkworth Castle

www.panoramio.com/photo/21299857 THE Scottish

www.panoramio.com/photo/2718204 Uk Borders, Melrose Abbey

www.panoramio.com/photo/20681432

www.panoramio.com/photo/27263141

Uk, Moray, Elgin


Rovine Imponenti,

www.panoramio.com/photo/5036785 Uk, Dorse, Corfe Castle

www.panoramio.com/photo/25591793 UK, Morpeth, Warkwort Castle

www.panoramio.com/photo/6304668 UK, Carmarthenshire, Ffairfach, Carreg Cennen Castle

Rovine Suggestive

Rovine nelle città